';

Lo Zibaldone dell’anno che verrà

Mai Leopardi fu così attuale

Lo Zibaldone dell’anno che verrà
“Almanacchi, signori, volete comprare l’almanacco per l’anno nuovo?” Era lo strillone dello Zibaldone di Leopardi, che, per qualche spicciolo, tentava di vendere almanacchi, tipo il moderno Barbanera, per trarne auspici per l’anno nuovo o appena cominciato. Bella fatica, ma bella soddisfazione per il ragazzo che apre un franco dialogo con un distinto signore, che gli domanda come vede l’anno nuovo e quali prospettive immagina per il futuro. A me, in modo particolare, è sempre piaciuto leggerlo questo spaccato del Giacomino di Recanati, avendolo amato a scuola, come non mai, per via della grande valenza di un povero giovane mai felice del tutto, ma nemmeno del tutto scontento. Era solo malato, poverino, ma era un grande dell’animo, dell’infinito, come tutti sappiamo. E poi aveva scritto anche a Silvia, la poesia che nel cuore ho sempre portato, come ricordo di un grande primo amore. Ma questi sono fatti miei.
Come sarà, dunque, questo 2020 appena arrivato, tutto consunto, quasi impresentabile, per via del suo predecessore che ne ha viste di tutti i colori?
Economia, politica, gossip,cronaca ne hanno riempito le giornate, mai uguali. Due governi diversi, antitetici, tanto per far capire che in Italia esiste solo il piacere della poltrona, il diletto della rissa e mai l’interesse totale per la Nazione (non la voglio chiamare Paese, perché non lo è). Ancora oggi non sappiamo cosa ci sia scritto di preciso nella Finanziaria, mentre rinfocolano le stupide diatribe tra i tanti galli di Renzo Tramaglino, destinati al famoso avvocato Azzeccagarbugli. Il contendere è sempre il potere, che si gioca il futuro di noi cittadini inermi difronte al sopruso di Di Maio e compagni che, pur di non perderlo, cambiano opinioni e squadra a piacimento. Il povero Conte ha stabilizzato la barra della sua zattera e poco si cura di chi ci voglia salire sopra, pur di attraversare lo Stige, quale Caronte sbuffante. E nel fiume dantesco continuano a cadere in tanti, ma sembra quasi che abbia ragione l’ubertosa Orietta Berti, con la sua canzone.
Ponti che crollano, gallerie che si sbriciolano, lavori sospesi o mai cominciati, corruzione dilagante anche tra le alte sfere della Giustizia, oltre a quella consueta tra politici ossessionati da mille mazzette. Del Bel Paese di Stoppani, quello della Galbani sulle fiancate dei furgoni, nessuno ricorda più niente. Lo amano in pochi, sicuramente, se è diventato vascello senza nocchiere. Se ne parla solo per le cronache brutte, per l’odio razziale, non solo verso i poveri cristi che le nostre comode navi ci portano sul suolo patrio, dove vi scendono pochi bambini e tanti baldi giovanottoni abbronzati, che trovano già pronti hotel ad accoglierli, con tanto di stipendio fisso, che sta letteralmente dissanguando le casse comuni, mentre macerie su macerie, i poveri terremotati vanno ancora alla ricerca di qualche oggetto sulle case ancora da ricostruire. L’attesa si può allungare,mentre si deve dare spazio a ragazzini che pensano di cambiare il mondo, travestiti da sardine o acciughe, senza sapere che questo mondo lo condizionano anche loro, i loro genitori. E, cosa preoccupante, è che c’è gente che corre dietro alle loro speranze, ignorando che un nuovo fronte politico si sta per formare, sullo stampo di quelli vecchi. Populismo quanto basta.
Al venditore di almanacchi, il viaggiatore frettoloso ha confessato le sue preoccupazioni per l’economia che non cresce, sui cantieri che la burocrazia demente blocca, sui tanti Mose che hanno dilaniato il tessuto sociale ed amministrativo, sulla impunità regnante sui misfatti più disastrosi. E le speranze,le attese? Di queste ne possiamo sempre parlare, mentre dovremmo preoccuparci un tantino in più della società che, senza cultura, senza scuola decente, ha toccato il fondo della più classica inciviltà.
Un filo di fumo, lontano come quello che Ulisse rivide uscire dal camino della sua casa di Itaca, lo scorgiamo anche noi, con l’augurio che si torni a prendersi seriamente più cura della nostra bella amata Italia. Per il bene di tutti.
Il treno è ripartito con il viaggiatore, che ha comperato l’almanacco anche per fare piacere al ragazzino, sperando che sia anche il treno della nostra riscossa nazionale, che include anche il rispetto delle leggi, soprattutto in campo di sicurezza.
di Giovanni Labanca