';

Il silenzio che fa rumore

Si gioca senza pubblico per battere il virus

Coronavirus, a tu per tu Coronavirus, a tu per tu

Il silenzio che fa rumore

Si gioca senza pubblico per battere il virus

Giovanni Labanca

Maledetto virus, cosa ci hai combinato! Non avevi meglio da fare che fermare il mondo e tenerlo in ambascia? Cosa ti abbiamo fatto, carogna invisibile? Se hai coraggio, mostrati, fatti vedere in modo che possiamo battercela ad armi pari. Ti rendi conto di quello che sta succedendo in tutto il nostro bel pianeta, anche se potresti dire benissimo che tu hai poche colpe, perché siamo stati noi stessi a ridurlo in malo modo. Ti devo dare ragione, purtroppo e non stiamo facendo niente per salvarlo. Noi non alzeremo mai bandiera bianca, ma almeno dacci un po’ di tregua, facci riprendere dopo la batosta che ci hai affibbiato tra capo e collo. Abbiamo capito la dura lezione e ti promettiamo che faremo i bravi, d’ora in avanti. Hai combinato un gran guaio, tanto per citare un caso a noi assai caro, nel mondo sportivo e nel calcio in particolare. Niente di più sacro potevi colpire, perché noi, senza stare assieme, magari in centomila, non ce la facciamo proprio, non siamo capaci di non salutarci con una bella stretta di mano o un abbraccio. I nostri valenti virologi, medici in gamba che prima o poi ti beccheranno, non hanno scoperto ancora di quale squadra sei tifoso. Sai, io mi occupo prevalentemente di calcio e ti potrei dedicare una bella pagina o magari iscriverti, come socio onorario all’Inter Club Terranova di Pollino e farti entrare allo stadio con un bel biglietto omaggio del primo anello blu, dove da quarantotto anni, lo scrivente, da presidente-alfiere, espone quel vecchio e glorioso striscione che vedi sempre e che potresti avere l’onore di aiutarmi a farlo, visto la mia avanzata età. Proveresti sensazioni a te sconosciute e fare il tifo per l’ Inter, tra la gioia e la passione di altri tifosi che non aspettano altro, vestiti di tutto punto di nerazzurro (potrebbe anche essere un altro colore, se preferisci, anche di bianco nero juventino o rossonero milanista) la domenica per gridare a piena voce “Gol, gol”.

Coronavirus nel pallone
Coronavirus nel pallone

Tu certe cose non le puoi capire e non sai cosa ti perdi, specialmente a San Siro che, ti spiego, è lo stadio più bello al mondo che, purtroppo, alcuni sconsiderati affaristi vorrebbero abbattere per farne uno nuovo in mezzo a palazzoni e supermercati. In questo stadio, devi sapere, hanno alzato al cielo Coppe dei Campioni e del Mondo dei signorini che rispondono ai nomi di Mazzola, Corso, Rivera, Maldini, Trapattoni, Milito. Per te, bestiaccia della malora, sono nomi sconosciuti, che non ti dicono niente, ma che a noi hanno dato gioia, tanta gioia. Ora, ex abrupto, all’improvviso, arrivi tu a sconquassare tutto con la tua maledizione, ad infettarci fino alla morte. Che bel coraggio che hai. Hai messo in crisi tutto il nostro campionato che, è bene che tu lo sappia, è il più bello del modo. Per ora, lo guida la Juve, inseguita da Lazio ed Inter, in una rincorsa che stava diventando accanita e spettacolare, tra mille bandiere che garriscono al vento numerose e belle, in modo speciale quelle dei miei amici dell’Inter Club I Templari. Per colpa tua, sempre più stramaledetto, si dovrà giocare a porte chiuse, che vuol dire senza spettatori paganti, nel silenzio più assolto, che sa di spettrale. E chi lo farà capire a Pietro Gallenzi, Bettino Calcaterra, agli Inter Club della Basilicata e di tutta Italia, che arrivano a Milano, dopo una notte di viaggio? Tu non puoi capire, testardo come sei, cosa significhi vedere 22 ragazzi, che poi si chiamano calciatori, rincorrere un pallone, che un certo Nicolò Carosio, quando faceva il radiocronista, chiamava anche sfera (quante cose belle ti sto dicendo), che bisogna buttare in quelle reti rettangolari che vedi contrapposte e che misurano di lunghezza metri 7,32  e di  altezza 2,24 (speriamo che a scuola abbia imparato almeno queste cose elementari). Una volta che il pallone oltrepassa quella linea bianca, si guadagna un punto, sempre che la VAR, altro virus, ma non cattivo come te, annulla o convalida a secondo i casi. Ed ogni volta che questo avviene, si scatena il putiferio sugli spalti, tra baci e abbracci. Ora, per un bel mese e forse più, per colpa tua, non si potrà più fare. Nessuno, a parte i calciatori e i giornalisti, potranno vedere quello che è il momento magico del calcio, che l’autore del gol condivideva con il pubblico. Ora non si può fare e mi dici chi vanno ad abbracciare, le bandierine del calcio d’angolo? No, non si può andare avanti così. Pensa che domani, dopo Parma-Spal, Milan-Genoa, Sampdoria-Verona e Udinese-Fiorentina, si gioca Juventus-Inter, partita che chiamano derby d’Italia, per la sua storica importanza, allo Stadium di Torino, facciamo contenti gli Agnelli, chiamandolo in latino, vuoto, come è vuota la tua testa. E che partita sarà mai?

Ci sarà silenzio in tutti i campi, grandi e piccoli che siano, ma, ricordati, coranavirus mio bello, che anche il silenzio può fare rumore (nel “Cuore, nell’anima” di Battisti-Mogol) e quel rumore, amico mio, sarà la tua morte, segnerà la tua sconfitta e la tua retrocessione nell’Ade, dove “Caron dimonio” (questo è Dante) ti porterà sull’altra sponda dello Stige, per non farti rivedere mai più il nostro bel sole, le nostre brillanti stelle. Stanne pur certo!