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Barcellona-Juve: declino Blaugrana o resurrezione della Madama?

Barcellona-Juve: declino Blaugrana o resurrezione della Madama?

di Giovanni Labanca

Assistere da interista, quale sono, a Barcellona-Juve è stato un vero piacere, di un amante dello sport e del calcio. L’ho sempre fatto quando ad affrontarsi in Coppa erano le squadre migliori, con qualsiasi casacca, perché mi interessava ammirare il bel calcio. Tante volte mi è capitato anche di gioire per i miei nerazzurri e a buon ragione e tante altre, troppe, farmi il sangue amaro.

Lo scontro diretto tra i catalani di Messi e i piemontesi di Ronaldo meritava una bella poltronata, con fettina di panettone e un bicchierino dell’Amaro della Pacchianella. Se no, che partita sarebbe stata?

In palio non c’era ancora la Coppa dalle orecchie larghe, ma solo il passaggio agli ottavi di finale da capolista del girone, con  le squadre entrambe promosse. C’era, invece, da conquistare il primato dell’orgoglio, il piacere di rivalsa tra due scuole di calcio dell’Europa pallonara, dominata per tanto tempo non dalla Juve che, arrivata tante volte sull’uscio della gloria europea, si è vista sbattere malamente, la porta in faccia, con grande dolore e danno.

CR7 batte Messi
CR7 batte Messi

Vuoi mettere che, con tutti i mezzi di oggi, qualcuna delle due rinunciasse a buona pubblicità, che in questo mondo pallonaro, vive per il marketing, cioè a vendere più magliette e affini? Ci si aspettava, dunque, uno scontro tra titani, ma, ahi noi, non è più quel tempo.

Messi, da una parte, CR7 dall’altra, sarebbero stati garanzia di spettacolo, considerando pure il fattore campo ad appannaggio del Barcellona. Messi e Ronaldo non erano dati al meglio delle loro condizioni. Lo scoiattolo comincia a guardare il calendario troppe volte e si rende conto, come  facciamo anche noi, che i mesi e gli anni d’oro siano passati pure per lui e, “sic stantibus rebus”, doveva rinunciare alle mirabolanti incursioni in area di rigore  con il suo divin sinistro. Cosa più grave, questa è la conclusione, non sarebbe stato in grado , da solo, di dettare i tempi alla sua orchestra, di cui pure qualche altro professore comincia a sentire crampi nefasti.

GR7, non  mi piace e lo chiamo Ronaldo, se no lo scambiamo per la sigla di un programma Rai, non veniva da prestazioni esaltanti, salvo qualche rigore generosamente concesso e messo a segno . Non è diventato ancora, quel che si dice, l’uomo squadra e balbetta con i pistoni troppo molli per essere un trascinatore. Sta ai margini, in tutti i sensi, del rettangolo di gioco, e se gli va bene approfitta di qualche favorevole rimpallo in area. Il vero patron della Juvec, secondo me, è Cuadrado, in compagnia di Morata e di Dybala, quando è in vena.

Con questi presupposti, vanno alla pugna due belle squadre, comunque sia, per far onore al Camp Nou e  già al 13′ arriva la svolta, in favore degli zebrati: rigore, di quelli che ai miei tempi non erano manco punizioni a due, che Cristiano Ronaldo trasforma con un formidabile tiro (come dovrebbero essere calciati i rigori). 1-0 pesante che esalta i bianconeri, che sembrano aver ritrovato forza e coraggio e scacciata la paura e ,soprattutto, si siano scrollata della sudditanza psicologica dalla squadra che li aveva battuti a Torino. Nuova Juve di Pirlo? Sembra proprio di si, se al 20′ McKennie raddoppia con una pregevole mezza rovesciata. 2-0 , in così poco tempo e in casa del leone, non lo immaginava proprio il redivivo Pirlo.Questi, con coraggio, ha buttato nell’arena, una squadra diversa, più vicina alla vecchia dei tempi passati. Lo stadio è ammutolito, facciamo finta che erano in 90 mila i tifosi e lo diventa ancora più nel vedere Ronaldo, sempre su rigore, mai su azione, mettere a segno il 3-0,  che fa balzare di gioia tutti i supporter bianconeri, in special modo, i miei amici Pasquale, Leonardo e Francesco Vena( direttrice è cronaca).

Vittoria storica che cambia le cose in casa Agnelli e la inonda di speranza e fiducia ritrovata , in vista della finale, tanto agognata.

Il Barca, stranamente, ha subito il gioco della Juve, che poi tanto esaltante non è stato, senza mai rispondere, come soleva fare una volta. Vuol dire che l’orizzonte si sta scurendo e la squadra necessita urgentemente di tanti ricambi, che mister Koeman farà bene a cercarsi nel mercato sempre aperto.

Il 3-0 è sempre eclatante, specialmente se  ottenuto in campo nemico, ma non deve far perdere la testa, anzi deve richiamare a riflessioni coerenti sullo stato di salute dei bianconeri, che balbettano assai in campionato e non possono dirsi tanto allegri. Domenica  prossima,  contro il Genoa a Marassi, vedremo se la vittoria in terra della regina Isabella, abbia lasciato il segno positivo  o sia stata come una cometa, uguale a quella che aspettiamo,in religiosa attesa, che passi, nel cielo stellato, sopra una magica e santa mangiatoia.

Il panettone è finito. Mi preparo ad assistere a Inter -Shakhtar, con il cuore in gola e una mazza virtuale  in mano, ma sempre con le stesse prelibatezze.

Buona giornata a tutti.