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Elezioni a due passi: prepariamo la rivoluzione

Votare è importante

I seggi resteranno aperti dalle ore 7 alle ore 23 domenica 26 maggio

Si avvicinano a passo veloce le elezioni Europee e quelle comunali dove previsto.
Molti anni addietro, 1980, quando stampavo il mio Ciao Lucania, un bel periodico per i Lucani nel mondo, ebbi a scrivere un editoriale “L’Europa dei popoli e quella dei partiti”.
Innanzi tutto, ci siamo subito dimostrati contrari perché sapevamo benissimo a cosa saremmo andati in contro, Sicuramente a qualcosa che, a lungo andare, avrebbe dispiaciuto e fatto scontenti tutti.
E’ quello che in effetti è successo. Abbiamo scritto pure che il Parlamento di Strasburgo sarebbe stato il ricettacolo degli uomini sfollati da latri partiti, che per essere messi a posto, avrebbero occupato uno scranno importante, molto importante per la loro vita e avrebbero, in compenso, preso uno stipendio molto oneroso e in linea con le aspettative di quanti da Roma o dall’Italia, avrebbero varcato le Alpi innevate.
Poi il voto ha confermato quello che erano le preoccupazioni dei lettori. Hanno fatto, i nostri soloni, solo l’Europa dei partiti, dimenticandosi dei popoli. E per popoli intendiamo le politiche comunitarie in genere che, sebbene hanno riversato e riversino barcate di miliardi, non hanno cementato quel sentimento di appartenenza, perché l’unione tra Nazioni, non può avvenire in modo forzoso e l’esempio degli inglesi ne è la pratica dimostrazione. Unire Francia, Germania, Italia con la Gran Bretagna sarebbe stato difficile, perché rinunciare alla propria identità di appartenenza è davvero una cosa impossibile, anche se l’amicizia tra popoli vicini territorialmente, non sempre porta alla dimenticanza dell’origine. È stata una grande forzatura, di quelle che ancora oggi frena l’Unione. Abbiamo voluto scimmiottare gli Stati Uniti d’America, dimenticando che quelli erano sorti nuovi di zecca nei territori occupati e poi difese, anche se, poi una fratricida guerra intestinale ha portato sull’orlo del precipizio. Gli United States furono davvero un’altra bella grande cosa. Tutti si sentivano americani e tutti avevano in mano una bandiera da sbandierare. Ogni festa è una buona occasione per dimostrare di essere americani con un solo obiettivo, quello di fare sempre più grande una unione di gente. E ci sono riusciti. E noi, in Europa, cosa facciamo? Tra le altre cose, ci siamo messi a misurare la lunghezza dei piselli e delle banane, a legiferare contro l’Italia, soprattutto, per poi arrivare a ben 25 nazioni, poi abbiamo aggregato tutti le nazioni dell’Est, miseri fini al collo ed è stato spiazzato il “cittadino” italiano. Oggi, per esempio, si compera tanto extra europa e si fermano i nostri prodotti che vanno al macero. L’economia è diventata un rebus e l’alleanza forte tra Germania e Francia traccia il solco per dove transitano le decisioni più importanti, con l malessere dell’Italia, tante volte espresso e tante volte non ascoltato. Adesso sembra che le cose si siano messe su binari attesa, perché di riflesso, quello che avviene in Italia, uno contro gli altri e mai d’accordo su qualcosa, come un riverbero del sole, si trasferisce sull’Europa, con grande confusione.
L’arrivo, poi, della moneta unica ha fatto il resto. Qualcuno disse all’ora che saremmo diventati più ricchi, Prodi, mentre i più esperti, che saremmo diventati più poveri. La colpa è stata del cambio, che non è stato rispettato specialmente in Italia dove, mille lire è diventato un euro, il che vuol dire prezzi raddoppiati, senza il controllo dei vari governi incapaci e con la povera gente che tira la cinghia, giorno dopo giorno e si incazza di brutto. Ora il signor Prodi ammette di essersi sbagliato e di brutto e non si fa mai tanto per rimettere le cose a posto, mentre la campagna elettorale è lo specchio di quella italiana, gli uni contro gli altri. Si va, naturalmente, verso la comoda poltrona, dove la maggior parte va a sedersi pochissime volte, con la generazione di spese su spese, impiegati su impiegati, eserciti di funzionari ben pagati. Il popolo conta sempre meno. Stavolta, la gente vuol contare di più e lo va dicendo a gran voce, senza paura alcuna. Se verranno ascoltati, lo vedremo, ma temiamo una grande astensione per ripicca o per dispregio, o per tutti e due le cose.
Diamoci una mossa, cara vecchia, in tutti i sensi, Europa tanta sognata e contante speranze nuove, finora deluse.
Il voto amministrativo, solo in Italia, è pur esso una lotta intestina, ma qui entrano in campo le specificità locali e, anche se continuerà la lotta tra alleati al governo, saranno gli elementi locali a darne il termometro giusto. La nostra speranza è che si giochi a viso aperto senza inganno e con maggiore lealtà, ma soltanto per gli interessi dei cittadini. Nei paesini, infine, le solite liste locali la giocano da grande e, difatti, sono pochi i simboli di partito e tanti quelle delle liste civiche.
Un invito dobbiamo farlo: andiamo a votare, per favore, perchè solo recandoci alle urne potremo cambiare qualcosa, proprio mentre la corruzione non finisce mai di affliggere la “repubblica”, non sappiamo quanto ad orologeria o per effettiva necessità. Un ripulisti va fatto, ma “all’ampress”, come dicono a Napoli, perché il popolo che non sarà mai uno solo, è stanco di schifezze e vuole vedere sventolare, finalmente, la bandiera dell’onestà su ogni campanile.
Viva l’Europa, non guasta mai ed incoraggia.
Giovanni Labanca