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Governo, Divergenze parallele

Di Maio, ministro A e Salvini, ministro B, entrambi vicepresidenti del Consiglio dei Ministri, si rimbalzano

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

“S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”.
Non posso mai dimenticare questi versi del coro de “Il Conte di Carmagnola” del Manzoni, tanto mi colpirono e mi rimasero impresse quando studiavo per l’Abilitazione Magistrale a Lagonegro. Oggi, mi ritornano in mente, sollecitate dalla vita del governo e dalla politica quotidiana del nostro Paese.
Di Maio, ministro A e Salvini, ministro B, entrambi vicepresidenti del Consiglio dei Ministri, si rimbalzano, a spron battuto, i personali giudizi sul da farsi ribadendo con forza l’esatto contrario, in linea con la linea politica del partito di appartenenza e si sa che quelli dei citati onorevoli sono uno contro l’altro armato, di idee diverse, costretti ad un matrimonio che non s’aveva da fare (oggi mi sento poeta), ma che è stato imposto dalle necessità che gravano minacciose sulla nostra economia.
Ultima partitella di ping-pong è sulla crescita reale della nostra economia, fotografata niente meno che da Confindustria che, secondo i suoi studi, vede il PIL a crescita zero, deficit in rialzo al 2,6% e debito oltre il 133%.
Brutte nuove insomma, confermate da Bankitalia, dense nubi s’adombrano nel nostro cielo azzurro e poco piovoso di questi tempi. In poche parole, siamo come una nave in mezzo alle onde e non va né avanti né indietro ma resta ferma sul suo asse.
Salvini, il ministro B, replica, indispettito, che i gufi, come quelli che tifano contro la Juve, saranno smentiti dai fatti che verranno, al contrario delle opinioni di Conte e di Di Maio, ministro A, che si sentono preoccupati ed annunciano il decreto crescita, da varare in questi giorni, per ridare “fiato alle trombe” (Mike, permettimi la citazione) e vento alle vele della speranza. Staremo a vedere e lo speriamo sinceramente, visto che con la riapertura dei cantieri bloccati, ci saranno più posti di lavoro, come conseguenza immediata.
Altro set di ping-pong è quello sulle grandi opere e soprattutto sulla TAV, il cui costo sarà coperto al 50% dalla UE, tanto per alleggerire i mal di testa di Toninelli, ministro C, caparbio e duro come il guscio di una tartaruga, che, non a torto, è stato definito il dottor NO, colui che vuole il Paese ai blocchi di partenza, senza autostrade nuove e con tanti ponti vecchi. Lo comanda il partito e basta, proprio come avviene per il duro Salvini, alle prese con sbarchi galeotti che deve fermare nuove ondate di migranti dalle magliette colorate e telefonino in mano. Di Maio si inalbera e la pallina torna sull’altro campo.
Gli Italiani, quelli con la I maiuscola, serie A, fanno il tifo secondo la tessera che portano in tasca, allo stesso modo si comportano gli altri Italiani e, di questo passo, prospera l’indecisionismo che bene non può fare. Ce la faranno a traghettare questo vascello i tre capitani, sotto l’albero oscillante e all’ombra di vele bucate? Loro, (A+B) dicono che il tempo per rimettere le cose al loro giusto posto ce l’hanno e lo sfrutteranno al meglio, proprio mentre all’approvazione della Legge sulla Legittima Difesa hanno partecipato pochi dei 5S, segno incivile ed irritante, da parte di chi al Governo sta comodamente seduto.
Quando finirà di spargere sangue questa moderna battaglia di Malodio, per il bene comune?
Giovanni Labanca