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Alaska – “Rovaniemi” di 500 km, da Terranova di Pollino al Polo Nord

Pasquale Larocca: 500 km e.. poi la Gloria

Alaska – “Rovaniemi” di 500 km, da Terranova di Pollino al Polo Nord

Pasquale Larocca: 500 km e.. poi la Gloria

di Giovanni Labanca

Pasquale Larocca ha messo piede finalmente, dopo un lungo volo su distese di neve, come una specie di Armstrong, sul suolo di Anchorage. Da qui, unico degli italiani, raggiungerà Rovaniemi, la città di Babbo Natale, isolata cittadina della Lapponia, dove si correrà l’edizione speciale della  “ROVANIEMI 500 km di Sci,” da percorrere in dieci giorni, a piedi, in bicicletta con gli sci. Partenza giorno 27 febbraio prossimo. La neve, stavolta, non è simile a quella solcata nella edizione della stessa categoria,ma di 300 km. Fa più caldo e la maggior parte è allagata. Non dovrebbe, comunque costituire un grave handicap per i protagonisti.

Pasquale non ha perso tempo ad “assaggiarla”, tanta è la voglia di cominciare la gara, visto il fermo di due anni, causa corona virus.

Il panorama è spettrale, desolante. A queste latitudine non ci sono nemmeno le renne di Babbo Natale, a riposo per dicembre.

Pasquale Larocca torna in Lapponia con un carico di vittorie sulle spalle o meglio, per non fare troppa fatica, nello slittino porta viveri, rigorosamente non più pesante di venti chili, visto che lo deve trainare lui.

L’atleta terranovese, in passato, ha già vinto, oltre a tante  competizioni minori, nel 2019, la Iditasport Race, Sila 3 Vette, Winter,la Rovaniemi 150 e 500 km. Ora è perfettamente conscio che le sue poderose leve devono funzionare per ber 300 miglia, in dieci lunghi giorni e interminabili notti stellati. Come avrà fatto a prepararsi e dove, questo moderno Ulisse delle nevi?

  • Per questa gara molto più impegnativa, ho preferito casa mia, cioè il Pollino, le sue vette, le sue vallate, i suoi maestosi piani. In certi punti, sembrano ricalcare alcune zone della Lapponia.Una palestra immensa che profuma di casa. Mi sono trovato molto bene, anche nei percorsi notturni, accompagnato sovente dalle guide del Parco. Ho fatto tesoro delle esperienze passate, conoscendolo armai bene, ho chiesto al mio corpo uno sforzo supplementare ,proprio per vedere la risposta che mi avrebbe dato sulla distanza maggiore, quasi il doppio. Io so di chi sto parlando e la risposta alle mie innumerevoli sollecitazioni ,è stata superiore alle aspettative. Appurata la perfetta forma di ogni organo, ho deciso di partire e, pertanto, ho messo in atto le strategie della preparazione del bagaglio che rassomiglia tanto al carico di una navicella spaziale. Come fece il nostro compaesano ,l’ingegnere Joseph Tufaro, quando ha caricato il LEM ,sull’Apollo 11,in partenza  per la Luna ,dove solo il minimo indispensabile doveva salire a bordo. Tanto per dare una idea.
  • A proposito di stelle, di distese di neve, alle difficoltà, hai mai pensato che stai ripercorrendo le orme di Amundsen e Nobili e di altri famosi esploratori? Ti consideri, in un certo senso, anche tu un esploratore, visto che sei “solo”, senza nemmeno la compagnia di un orso per chiacchierare o di una renna a cui chiedere qualche informazione? Pasquale, insomma, dove va il tuo pensiero durante la solitudine e con un silenzio assordante? A chi pensi?
  • Beh, ,dovresti immaginarlo. Per prima , alla mia famiglia, alla mia cara mamma che mi farà da Stella Polare, a mio padre Giovanni ,che se avessi potuto,lo avrei infilato  nello zaino, visto che, tutto sommato, è di statura bassa,ma in quella dimensione, racchiude una forza incredibile,tramandata a me, con la determinazione e la costanza del grande lavoratore,penso al fratello . L’ultimo sguardo lo riservo all’uscio di casa,incastonata tra altre case,che se pur piccola, ha visto crescere una famiglia coesa, adorabile, attorno al focolare domestico. Come dimenticare il paese. Gli amici?
  • Visto il percorso, hai studiato qualche nuova tecnica per non sprecare troppe energie? Mangerai di meno, dormirai di meno?
  • Adesso non esageriamo. Intanto ho perso qualche chilo,grazie ad una dieta adatta ad un clima freddo e asciutto. Via via,saranno sempre meno le occasioni per banchettare. Tutto calibrato.
  • Parliamo di tattica. La tua potrebbe essere definita quella dell’attesa e della fuga .Ce lo vuoi spiegare meglio?
  • Ci saranno fior di campioni agguerriti e in agguato. La prima parte del percorso ,parlo di 150 chilometri, è semplice mentre il difficile e negli ultimi 150. Devi stare attento,magari tramite comunicazione esterne, quando qualcuno ,fresco fresco, tenta la fuga. Tu lo devi seguire e non appena sai che questi, dopo ore e ore si ferma, perché si dovrà pur fermare come tutti,devi ridurre all’osso la tua fermata, partire prima di lui per  mettere ore davanti a te per  non essere ripreso, rinunciando anche ad un pasto e al riposino. Se ti fermi, sei perduto. Io mi sento di farlo e sarà proprio nell’ultimo rush che darò battaglia, con le residue forze che mi saranno rimaste.
  • Oltre alla gloria, al buon nome, alla passione, cosa ci guadagnate a sottoporvi a sforzi tremendi? Hai degli sponsor validi che ti danno una mano? La Regione, il tuo stesso Comune di Terranova, hanno “istituzionalizzato” un campione, perché di campione si tratta, come te?
  • Tutte le spese sono a nostro carico e come premio finale, visto che tutto è a partecipazione volontaria, al vincitore, dopo tanta fatica, sarà data una bella gigantografia dei partecipanti e un attestazione di prestigio, che ti permetterà di vantartene in giro per le scuole parlare, sempre gratis, della tua avventura. Per quanto riguarda gli aiuti esterni, oltre ai vari vuoti patrocini, ho avuto, materialmente, il Caffè Falcone di Lagonegro e  altre che troverai nel foglietto che ti ho fornito. Ogni anno si aggiunge un tassello, ma assordante è il menefreghismo delle Istituzioni preposte a questi sport. Io mi accontento e tiro avanti.
  • Per finire, c’è ancora una gara che vorresti disputare, prima del “buen ritiro” e limitarti a fare il maestro di Pollino Avventure?
  • Mi è rimasto un desiderio: partecipare alla competizione più dura e quasi impossibile,di 600 km , la Iditarod Trail  Invitation. in Canada, che è considerata la corsa più dura del mondo. Vinta quella, mi godrò un po’ la vita e quella sediolina che mio padre Giovanni mi farà trovare davanti al focolare scoppiettante. La carriera la voglio chiudere con l’impossibile. un finale di 1600 chilometri. Roba da pazzi Terranova si è ben organizzata dal punto di vista tecnico, per poterlo seguire, passo passo, e qualcuno ha già tirato fuori il tricolore della passata stagione.

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