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Inter-Bologna 3-1 – L’equilibrio ritrovato

Inter-Bologna 3-1 – L’equilibrio ritrovato

di Giovanni Labanca

Un tempo, prima di un incontro importante di Coppa o comunque decisivo, la squadra giocava non proprio bene, anche se l’avversario non era proibitivo e, per giustificare la magra prestazione, si diceva che i giocatori avessero la testa al prossimo impegno e, quindi, andava giustificato il loro atteggiamento remissivo.

L’Inter ha steso facilmente un Bologna tutt’altro che aggressivo e ha potuto  badare con maggiore calma agli schemi, alla rifinitura, in vista della “partitissima” di mercoledì contro lo Shakthar, ultima, in tutti i sensi, occasione  per prendere il tram per un pelo e, sperando nella sorte dagli altri campi, passare agli ottavi della Champions.

Inter-Bologna 3-1
Inter-Bologna 3-1

La testa i nerazzurri di Conte, contro i felsinei, l’hanno avuto dove doveva essere e cioè sul collo, come diceva Totò. La compagine messa in campo è stata la fotocopia, al 90%, di quella che ha battuto il Borussia, in terra di Germania, tornando a Milano con tre punti, che si chiamano speranza, ma non ancora qualificazione. Non c’era necessità di partire lancia in resta, ma bisognava giocare con accortezza una degna partita che dei tre punti aveva il sapore, già in settimana, visti i buoni segnali di fumo provenienti dall’estero. Si trattava di copiare il compito, eliminare qualche imperfezione, per avere un bel sette e superare l’ostacolo Balanzone.  E’ stato così, in effetti. Dal primo all’ultimo i soldati cinesi hanno tenuto la posizione assegnata e aspettato la solita magia di Lukaku, che non si è fatto attendere per portare l’Inter in vantaggio e giocare con maggiore tranquillità. Ogni settore del campo è stato sempre presidiato con disciplina e, finalmente, abbiamo visto manovre più ariose, da mettere il più possibile in grado di segnare il magico maestro belga. Stavolta, ogni tanto capita, si è messo in luce e che luce il giovanottino Hakimi, con due gol, non solo, ma autore di una prestazione elegante e autorevole, che ha molto agevolato il lavoro dei compagni. Gli altri, senza sforzarci sui nomi, sono andati al di là della sufficienza, ampiamente meritata. Dicevamo, quindi, che  nessuno aveva già la testa al temibile e sorprendente Shakhtar, visto che sul terreno di gioco c’erano già. Nessun contraccolpo psicologico, quindi, dovrebbe tenere in ambascia i nerazzurri, che dovranno scendere in campo per una partita normale, da vincere e poi sperare. Sapete la gioia dei cuori dei bauscia, che fanno scongiuri su scongiuri, dopo bestemmie su bestemmie, giustificate. In questi giorni, se lo avete notato, si è parlato poco del mister che, capita la lezione, ha tenuto il becco chiuso, lasciando il campo ai guai cui sta per andare incontro la sua ex Juve, per il facile diploma di italiano per Suarez, acquistato a pochi soldi e venduto per pochi danari da uno Stato ubriaco e meritevole di qualche bella sculacciata. La faccenda si fa seria e il processo, lo invoca tutto il mondo sportivo, deve essere celebrato in nome della legge e del popolo italiano.

La partita vinta ha fatto ritrovare l’equilibrio giusto a tutti, vista la continuità dei bei risultati inanellati ultimamente. E’ la partita, da ultima spiaggia, che segnerà il solco di una stagione da buttare via o considerare buona, se nel campionato l’Inter saprà tenere il passo e non farsi distaccare troppo dai cugini.

Da segnalare, per motivi di cronaca, l’ulteriore sgarbo di Conte al depresso Eriksen, fatto entrare a un minuto dai tre del recupero. Le bestie si trattano meglio.

In tempi di pace, avremmo avuto 80 mila spettatori nel freddo di San Siro. Ne avremo di più al caldo dal focolare domestico, pronti a brindare alla gloria ritrovata, se Real Madrid o Borussia giocheranno per vincere e per passare alla storia. Le fabbriche dolciarie sono troppo impegnate a sfornare panettoni e non hanno farina per biscotti. Capito?