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Elezioni amministrative in Turchia: l’Akp perde Ankara e Instanbul

La notizia non ha però fermato Recep Tayyip Erdogan

Mustafa Tunç Soyer kimdir

Nel mese di marzo si sono tenute le elezioni amministrative in Turchia portando parecchie novità, L’akp del presidente Erdogan ha infatti perso per la prima volta dopo più di vent’anni roccaforti come Ankara e Instanbul. La notizia non ha però fermato Recep Tayyip Erdogan, che ha annunciato le sue intenzioni a chiedere il ricorso. Nonostante la reazione del presidente, il cambiamento in corso nel Paese è evidente, il candidato dell’opposizione a sindaco di Instanbul, Ekrem Imamoglu, ha infatti sconfitto il candidato dell’Akp, Binali Yildirim, ottenendo quasi il 49% dei consensi. Quest’ultima sconfitta per il partito conservatore è molto difficile da digerire poichè, nonostante l’Akp rimanga ancora il primo partito del Paese, ha già perso Ankara, Smirne, Antalya ed altre città importanti della Turchia. La vittoria generale di Erdogan viene infatti oscurata dalla vittoria storica dell’opposizione ad Ankara e ad Instanbul, mentre il candidato social democratico Mansur Yavas rivendica il successo ottenuto davanti ad una numerosa folla intenta a festeggiare con fumogeni e bandiere della Turchia. L’intenzione del primo partito di voler contestare i risultati presentando ricorso alla Commissione elettorale suprema di Ankara ha lasciato perplessi molti paesi. Secondo l’Akp ci sarebbero più di 300 mila schede da revisionare. Comprensibile la paura del presidente che vede il suo partito in netto calo di consensi. Smirne, altra roccaforte laica, rimane legata a Mustafa Runc Soyer, mentre Adana e Antalya vengono tolte alla destra islamica. Molti affermano che queste elezioni amministrative abbiano segnato l’inizio della fine di Erdogan, sono soprattutto i laici del Paese ad essere i primi a festeggiare. Sono in molti infatti a cercare un cambiamento, economico, sociale e politico e a chiedere un taglio col passato. Il voto è stato però accompagnato da numerosi scontri, per ora vi sarebbero più di quattro morti e una decina di feriti. In questo clima di incertezza Erdogan corre ai ripari cambiando le carte in tavola, l’intenzione sarebbe quella di chiamare le elezioni tra 4 anni e mezzo nonostante il voto nel Paese si sia tenuto ogni anno dal 2002 ad oggi. Il Consiglio d’Europa invece, tramite il capo della missione di osservazione elettorale dell’organismo per le amministrative in Turchia, ha definito le elezioni non libere in quanto non linea con i valori ed i principi europei. Andrew Dawson ha infatti dichiarato “non siamo del tutto convinti che attualmente nel Paese ci sia l’ambiente elettorale libero e giusto che è necessario per elezioni genuine e democratiche”.
di Marjlja Bisceglia