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Inter-Real Madrid

Mostruosamente nerazzurri

Inter-Real Madrid

Mostruosamente nerazzurri

di Giovanni Labanca

Inter oltre l’abisso: schiaffeggiata in casa dal Real Madrid. Comincia con il Real Madrid la lunga storia dell’Inter mondiale, finisce, sempre con il Real Madrid, la misera avventura di una squadra di calcio che, di quella di prima, porta solo la maglia e nemmeno una bella maglia. Sandro Mazzola, nella fantastica serata di Vienna, venne svegliato da un pizzicotto di Suarez, tanto era preso dall’ammirare Alfredo Di Stefano, la leggenda, contro cui il ragazzino avrebbe dovuto giocare sul Prater di Vienna, la prima finale di Coppa dei Campione. Tanta era l’ammirazione che Sandrino rifilò ai Blancos ben due reti, che sommate a quella di Milani, portarono la prima Coppa dei Campioni a Milano, tenuta alta nel cielo da Armando Picchi e dal Presidentissimo Angelo Moratti. La Leggenda del Biscione comincia a volare alta nei cieli d’Europa. Stasera è stata infangata da undici ragazzotti incapaci in tutto, sotto la sciagurata guida di un improvvisato mister che si sente qualcuno, ma che più di nessuno non ha dimostrato di essere. Il canuto affino ed eredi Moratti avranno cambiato mille volte posizione sul divano e avranno riempito i saloni, dopo aver mandato a letto i nipoti, di improperi e imprecazioni varie ,nel vedere il loro onorato Blasone letteralmente calpestato e deriso sotto i propri occhi. Noi che abbiamo il sangue nerazzurro e siamo avanti nel'età abbiamo il dovere di scrivere quella parola che, mai e poi mai, nessun tifoso nerazzurro avrebbe voluto mai vergare: vergogna. Gira e rigira, signori miei, si tratta solo di questo, senza giri di parole e senza rifugiarsi dietro al solito Ti Amo, pazza Inter. Per amare qualcuno, bisogna che si faccia amare e sul serio. L’Inter di questa sera è stata inguardabile e avrà il sarcastico privilegio di aver giocato una delle partite, in assoluto, più brutte della sua esistenza. Piangono le luci di San Siro, con il caro Vecchioni, piangono i milioni di cuori bauscia, sparsi in tutto il mondo, a vedere una prestazione che al calcio non assomiglia affatto. Avevamo ripreso fiato e buone speranze, che dopo la rimonta contro il Toro, una luce, finalmente si fosse accesa nel cervello e nel cuore di chi passa ridendo felice alla cassa ogni mese,ma di quello che porta a casa ben poco è degno di essere preso. L’Inter aveva promesso una partita vera per risalire la brutta classifica,ma di vero non si è visto che la sequela di grossi errori, la malavoglia nell’affrontare di petto l’avversario non troppo ostico e salutare il suo popolo con la vittoria del rilancio , nella massima competizione continentale. Niente di tutto questo. Si è giocato come tante mozzarelle, lenti, mosci e di cattivo odore. Conte, senza bisogno che glielo ricordiamo ogni settimana ha poche vie di scampo e , mentre scriviamo, avrebbe dovuto già rimettere le dimissioni, se di uomo d’onore si tratta. Non lo è, se ha compiuto, a fine partita, l’ultimo capolavoro: a tre minuti dal fischio finale, fa uscire uno spento Lukaku con il giovane Eriksen, solo per fargli fare brutta figura, in una nottataccia che nessuno vuol ricordare. Tralasciamo l’analisi della partita, visto che è uguale a tante altre, per domandarci, seriamente, sul futuro della Beneamata. Che ne sarà, quanto varrà ancora il business cinese, l’incomprensione tra dirigenti e staff tecnico? L’alba in viale della Liberazione sarà stata grigia, anche se a Milano non sarebbe una novità. Grigia negli animi, nei cuori di chi ancora aveva o avrà fiducia in questa macedonia di quasi campioni, che non hanno ancora preso coscienza del loro stato. Non vorremmo essere al posto di nessuno, ma vogliamo sperare che, tramontata ormai la qualificazione al turno successivo, si pensi seriamente ad un Inter vera, con il miglior campionario che il mercato offre. E domenica affronteremo il Sassuolo. Amici nerazzurri, chi vi scrive avrà dormito poco, sognando e passandosi alla moviola le gesta degli undici cavalieri del calcio di cui, ancora oggi, i nomi si recitano come un rosario.