Ciclismo: Fiandre 2022
L’astuto Van der Poel batte l’ingenuo Pogacar
di Giovanni Labanca
Alta tensione all’ultimo chilometro sul terribile pavé del vecchio Kwaremont e sul Paterberg, gli ultimi due muri da scalare prima del finish della gloria della Ronde.

Il re della corsa, dopo quella del 2020, si conferma l’olandese Mathieu Van der Poel, che, come un bisonte, negli ultimi 50 metri, non solo non perde la ruota del favorito sloveno Tadej Pogacar,ma resiste al disperato tentativo di rientro anche dell’olandese Van Baarle e del francese Madouas, che hanno praticamente chiuso per il quarto posto il piangente Pogacar. Quinto lo svizzero Stefan Kung. Nessun italiano, purtroppo, nella top ten dei migliori, anche se hanno dato grande prova di carattere nell’aiutare i rispettivi capitani. L’abbraccio della fidanzata Roxane ripaga Van der Poel degli enormi sforzi compiuti nel tenere testa al favorito della corsa, che sembrava avere il tasca lo sprint finale. Pogacar, al suo primo Giro delle Fiandre ha sbagliato i calcoli con Van der Poel che non lo mai lasciato passare in testa per batterlo con potenza da vecchio e consumato campione. I rimpianti, si sa, non servono a niente, soprattutto dopo aver imbandito una tavolata reale ,per poi vedersela sfilare al momento di sedersi per godersene le bontà. Piange ancora Pogacar e si dispera anche il nostro Trentin, che lo ha sostenuto dal primo all’ultimo kilometro, pur rinunziando, alle sue personali ambizioni. Gioco di squadra.
Stupenda corsa, molto disciplinata, illuminata da un pallido sole e, per fortuna, senza le temute piaggia e neve, cosa che, in un certo senso, ha tolto molto al fascino e alla suspense del primo circuito del nord. Ha colpito molto, dopo due anni di fermo, il gran numero di tifosi,disciplinatamente assiepati lungo il percorso a salutare i corridori, lieti di aver sentito nuovamente, l’affetto della gente. Una magnifica organizzazione e la disciplina popolare hanno dato ampia soddisfazione ai patron della corsa e onore alla Monumento.
La corsa, sin dalle prime battute in piano, è stata vivace , registrando subito i primi “approcci” tra Pogacar e Van der Poel, dando la netta sensazione di poter assistere a 273 km di aspra battaglia,soprattutto sui 17 muri e sul pavè.

Si comincia con una fuga di nove elementi,tra cui gli italiani Manuele Boaro e Luca Mozzato, che non supera mai i cinque minuti di distacco.
Bisogna arrivare al 90° chilometro dall’arrivo per registrare il primo acuto tra i big,quando Ivan Garcia Cortina allunga sul plotone, seguito da, tra gli altri,da Alberto Bettioli, vincitore nel 2019 e da Mads Pedersen, campione del mondo, Turner e Stybar. Alle loro spalle, i campioni cominciano a preparare le armi per lo scontro che si prevede duro e difficile.
Il primo colpo viene sferrato nel secondo passaggio sull’Oude Kwaremont, dalla coppia Pogacar e Kasper Asgreen. Gli altri grandi ,tuttavia trovano il passo per rientrare con calma.
L’attacco più serio viene portato sul Koppenberg da Pogacar,Van der Poel, Madouas,che raggiungono, dopo brevi scatti, Wright e Van Baarle. Pogacar non ci sta, ma non riesce a scrollarsi di dosso Van der Poel, con il quale dovrà fare i conti fino alla fine. I due campioni infiammano la folla, che li accompagna fino allo sprint finale, vinto in modo caparbio, da Van der Poel. Poche sono state le cadute,per fortuna, senza conseguenze per i malcapitati.
Una corsa lunga, ma sempre viva che farà da apripista alle prossime classiche del Nord, in attesa di rientrare al sole del Sud.