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Inter, eterna incompiuta

Tre punti avanti, due passi indietro

Inter, eterna incompiuta

Tre punti avanti, due passi indietro

di Giovanni Labanca

Inter-Sassuolo
Inter-Sassuolo

L’Inter vola a più undici ed è la cosa che conta di questi tempi. Lascia che i critici dicano pure quello che vogliono, è il loro mestiere, in fondo. Accettiamo questa scontata ipotesi, ma nessuno può impedire poche annotazioni che anche i tifosi si aspettano da chi scrive, perché sono simili alle loro. C’è stata una strana involuzione del gioco e non vorremmo che, anche dopo la partita vinta domenica scorsa al risparmio, il ripetersi delle medesime pantomime anche contro il Sassuolo di seconda fascia, per ben nove assenze di titolari, possa essere un sintomo di assuefazione alla logica della vittoria facile e scontata anche per i centri nervosi dei pedalatori di San Siro. Per fortuna che c’è Lukaku, a rete al 10′, comincia a diventare una nenia, quando in campo non vedi una squadra volitiva, capace di imporsi e dare il colpo finale ad un avversario più debole, ma non per questo arrendevole. I nerazzurri, nel primo tempo, hanno fatto pensare alla fatalità dell’aria che si respira in alta quota, lontani dalla preoccupazione che il gol del pareggio, in qualsiasi momento, lo potessero trovare anche i ragazzi di  De Zerbi. Questi ci hanno provato in più di una occasione e hanno costretto i  centrocampisti nerazzurri e difensori ad arretrare di molto il loro raggio d’azione, tornando alla solita manfrina del tic-toc laterale e mai con un affondo in profondità per le attese dei due fucilieri di ruolo effettivo. Ma perché, viene da chiedersi, se lo chiederà anche Conte, tutto d’un tratto, si è persa la velocità d’azione, quella che picchiava duro e metteva al sicuro il risultato abbondantemente pronosticato in attivo sin dalla partenza? Conte farebbe meglio a dare un’occhiata all’acqua e all’olio della sua macchinona, prima che rimanga a piedi. O Dio, non corre questo pericolo, ma deve tornare all’impostazione di tre settimane fa se vuole filare dritto dritto verso il tricolore. La partita, mai in pericolo reale, si è chiusa nella parte della gara con un bel gol in contropiede del solito Lukaku che, percorso metà campo, ha affidato a Lautaro il pallone del raddoppio, frutto di un bel tiro teso che non ha dato scampo al 67′, a Consigli. Sospiro di sollievo generale, ma il Sassuolo niente affatto domo, si riprende il campo e la scena di San Siro, sembra incredibile, e segna con Traorè al minuto 85, quando in pratica, con l’aggiunta del recupero, può pareggiare la partita, vista l’incertezza dei ragazzotti della difesa. Si arrende anche Eriksen sostituito da Sensi,ma il timore del pari è sempre nell’aria, specialmente dopo il clamoroso gol fallito da Sanchez a porta vuota , con Consigli a zonzo fuori area a raccogliere margherite. Non giova a De Zerbi il cambio  con Karamoko per Chiriches, che dà solo attimi di batticuore ai tifosi nerazzurri. La vittoria numero dieci è decretata dall’arbitro Irrati, che non poco ha fatto arrabbiare De Zerbi per un rigore non accordato , ai più parso legittimo, per fallo su Raspadori di De Vrij, che lo trattiene da dietro, tirandogli la maglia. Da qui è partito il contropiede di Lukaku che ha dato gloria a Lautaro per il raddoppio. Qualche polemica ci vuole sempre. Il Sassuolo avrebbe meritato una parte dei tre punti presi dall’Inter per averla tenuta in scacco per quasi tutta la partita,ma non si più. Bravi i ragazzini che non hanno piegato la testa di fronte al più quotato Biscione. La nota lieta della serata è stata la nuova veste di San Siro , apparsa tutta nel nuovo logo che la società ha scelto e che, dopo i primi turbamenti, la tifoseria, specialmente quella della nuova generazione, ha accolto con favore,mentre rimane sempre incerta la situazione  finanziaria, prossima, comunque, alla soluzione, nonostante  le previsioni, sempre smentite, di Ivan Zazzaroni, in continua lite con i tifosi nerazzurri. Alla prossima, con un’Inter diversa contro il Cagliari, assetato di punti. Conte deve ,alla svelta, pensare ad un antidoto alla noia.