';

Giovinazzo-Vieste 200 km di abbronzatura

Cosa fanno 176 giovanottoni in calzolcini e maglietta dello stesso colore,

Mattinata -Gargano- vietato distrarsi Mattinata -Gargano- vietato distrarsi

Giovinazzo-Vieste 200 km di abbronzatura

di Giovanni Labanca

L'Italia è col Giro
L’Italia è col Giro

Cosa fanno 176 giovanottoni in calzolcini e maglietta dello stesso colore, in fila per 6, con un casco in testa al posto del cappellino di paglia, mentre pedalano allegramente, dopo i fuochi di artificio di Brindisi, con il terzo gran botto finale di Arnaud Démare? Assodato che devono guadagnarsi la pagnotta pedalando, hanno sicuramente il pensiero alle vacanze, ma di quelle con i fiocchi, da trascorrere sotto un bel sole tiepido? Pensano a scegliersi, con largo anticipo, una rinomata città della bella costa pugliese che li conduce proprio in bocca al leone delle vacanze per eccellenza, in quel paradiso di nome Vieste. Perseo la fondò per regalarla al padre Giove, sicuramente per farsi perdonare dello sgarro di aver rubato prima il fuoco, poi regalato agli uomini, e di aver rinunciata alla vita eterna e vivere come uomo normale, con tutte le sue passioni, debolezze ed imprese? Preferì vivere da soldato, senza copertura divina.

Per arrivarci, i corridori, dopo la ubriacatura di Cultura materana, dovranno sudare per 200 chilometri. Niente paura per le spiagge che potranno contemplare a partire da Giovinazzo, un bella cittadina in provincia di Barletta. Da qui comincia la tappa, da questo antico borgo pieno di meraviglie ed un centro storico ammirato da mezzo mondo. E’ un dedalo di viuzze pulite che, come una volta le strade portavano a Roma, questi ti conducono, quasi per mano, sulla spiaggia dorata, la più lunga che arriva sino a Bari. Sono quasi tutti pescatori i giovinazzesi e traggono buoni guadagni da questo lavoro che sa di profumo di maree di fatica e sudore per la vitaccia che ti impone.

Vieste, l'arrivo tra ulivi e mare
Vieste, l’arrivo tra ulivi e mare

Si pedala calmi e tranquilli verso Bisceglie, altra candida cittadina marinara, che è avvolta nel mistero del Dolmen, un monumento megalito delle preistoria, sulla cui costruzione si ragiona ancora, senza trovare un perché e scoprire quali Dei lo avessero posato proprio in quel posto. Lo studio continua e gli interrogativi pure, mentre, passati pochi chilometri, le belle bici, nei pressi di Barletta, su una collina chiamata Canne della Battaglia, se la danno nel 216  a.C. di santa ragione, gli eserciti di Roma e di Annibale che era arrivato con i suoi elefanti fino a quel punto. Stanno ancora contando i morti di una delle più sanguinose battaglie tra Roma e Cartagine, che segnò il trionfo del punico e la disfatta di quello che rimaneva dell’esercito romano che, suo malgrado, dovette chinare l’Aquila al suo, in una resa miserabile che, purtroppo per lui, Annibale non seppe sfruttare, pur essendo considerato uno dei più grandi generali del tempo. Tergiversò nell’ozio e Roma si prese la rivincita grazie a Scipione l’Africano. Ai ciclisti questa battaglia dovrà pure insegnare qualcosa, se riprendono a pedalare con lena verso il mare più bello della Puglia, verso il promontorio del Gargano. Sono attesi, passando per il bianco paese di Mattinata, nella capitale Vieste, tutta vestita a festa nelle sue stradine alle pendici di un bel castello, con vista mozzafiato del suo splendido mare. Lo chiamano “lo sperone d’Italia”, ma non ha mai fatto male a nessuno. Anzi. Anche per Vieste si parla di origini antichissime, medioevali. Interessa molto di più il ricco presente, che sa di economia da pesca, agricoltura fiorente, in prima linea con i suoi uliveti, che danno un olio raro, che solo qui si trova. I viestani pensano a remare, perché l’avvenire è nel turismo che, nonostante tutto, non riesce bene ad amalgamare tutte le strutture numerose che, sempre affollate, danno pane e vino.

Eccola Vieste, la città bianca: vincerà ancora quell’antipatico di Démare o Sagan si prenderà una sonora rivincita? Lo sapremo fra non molto.